Se ti troverai per le strade di Fasano in periodo di Quaresima non potrà sfuggirti la visione della “Quarantana”, il fantoccio di stracci che raffigura una vecchietta dal volto serio vestita totalmente di nero, segno di penitenza. Per vederla devi tenere però gli occhi alzati al cielo perché queste “bambole di pezza” vengono appesi ai crocicchi delle strade. Sono sette come le settimane del tempo di Quaresima e come il compimento delle “opere di Misericordia corporale” riportate dal Vangelo. Per la tradizione cristiana è il simbolo della Quaresima e viene realizzata per assumere anche il significato di vedova del Carnevale. Occhio attento ai simboli che la contraddistinguono. Tra le mani afferra un cestino con dentro due bottigliette, una di olio e l’altra di vino, a ricordare la povertà della tavola di questo periodo. In mano ha anche un’arancia con sette penne di gallina infilate all’interno. Per il suo colore arancione rappresenta i peccati di gola che per la Chiesa è uno dei sette peccati capitali, mentre le sette penne sono il numero delle settimane di digiuno. Al collo indossa una collana formata da sette taralli e sette spicchi d’aglio. I taralli, talvolta appesi con un filo ad un fuso simboleggiante il tempo, esprimono sempre la povertà della tavola mentre l’aglio serve ad allontanare il maligno, ovvero le tentazioni a cui non bisogna cedere soprattutto nel periodo quaresimale. Dall’aspetto spaventoso, la “quarantana” deve proprio incutere paura e rappresentare il richiamo alla frugalità di questo tempo religioso, in quanto in tale periodo non era consentito consumare cibi considerati superflui come uova, formaggi e carne. Secondo la tradizione vengono bruciate simbolicamente la notte di Pasqua, subito dopo l’annuncio della Resurrezione. Quel fuoco che con la sua luce sconfigge ancora una volta le tenebre come la resurrezione sconfigge la morte. E la primavera vince sull’inverno.